L'inflazione USA rallenta, ma l’incognita di lungo termine restano i dazi di Trump

IPC di febbraio sotto le attese. Per alcuni esperti delle case di gestione è la conferma dei progressi della Fed nella lotta all’inflazione. Per altri, rimane ostinata, e gli annunci di tariffe aggiungono incertezza. L'articolo L'inflazione USA rallenta, ma l’incognita di lungo termine restano i dazi di Trump proviene da FundsPeople Italia.

Mar 12, 2025 - 22:01
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L'inflazione USA rallenta, ma l’incognita di lungo termine restano i dazi di Trump

L'inflazione USA di febbraio risulta inferiore alle previsioni, e i mercati possono tirare un sospiro di sollievo. Il dato IPC core su base mensile cresce dello 0,23%, mentre quello generale dello 0,22 per cento. Le aspettative per entrambi erano comprese tra lo 0,2% e lo 0,35%, con un consenso per entrambi allo 0,3%. Il tasso su base annua per l’inflazione core è sceso al 3,1% dal 3,3% del mese scorso e dal 3,8% dell'anno precedente. Si tratta del valore su base annua più basso da maggio 2021, quando l'inflazione stava aumentando a causa dei problemi della catena di approvvigionamento lasciati dalla pandemia di Covid. “Questi numeri danno credito all'idea che i progressi della Fed nella lotta all'inflazione stiano funzionando, anche se più lentamente di quanto sperato”, commenta John Kerschner, Head of US Securitised Products di Janus Henderson.

Uno dei fattori principali che hanno contribuito a far sì che l'inflazione sia inferiore alle aspettative sono state le tariffe aeree, che sono diminuite del 4 per cento. Questo dopo che diverse compagnie, tra cui Delta, hanno registrato un crollo dei viaggi aerei e quindi minori guadagni futuri. “Si tratta solo un indicatore del fatto che il consumatore resiliente sta finalmente esaurendo le sue forze”, aggiunge Kerschner. Tuttavia, secondo Kerschner, la cosa più sorprendente è che il mercato obbligazionario abbia operato un sell off sulla base di questi numeri. “Si tratta molto probabilmente di una correzione del grande rally delle obbligazioni (tassi in calo) dalla fine di febbraio, che ha portato il Treasury USA a 10 anni in calo di circa 20 punti base. Le azioni, d'altra parte, dopo un inizio di settimana pessimo, stanno recuperando”, argomenta.

Fed, difficile un taglio a marzo. Possibilità per maggio o giugno

L’esperto di Janus Henderson ritiene che la volatilità dei mercati continuerà a ritmo sostenuto, “visti i pronunciamenti quotidiani sulla questione dei dazi da parte della Casa Bianca”, spiega. “Detto questo, gli investitori possono almeno avere un minimo di fiducia nel fatto che gli aumenti dei tassi che la Fed ha messo in atto diversi anni fa continuino a funzionare e stiano lentamente portando l'inflazione al loro obiettivo del 2%”, continua. “Anche se non crediamo che la Fed taglierà i tassi la prossima settimana durante la riunione periodica, questo lascia la porta aperta a un taglio a maggio, o più probabilmente a giugno. Attualmente, il mercato ha una probabilità superiore al 95% che la Fed tagli i tassi entro giugno”, dice.

È d’accordo Kay Haigh, co-responsabile globale di Fixed Income and Liquidity Solutions di Goldman Sachs Asset Management: “Anche se è probabile che la Fed rimanga ferma nella riunione di questo mese, la combinazione tra l'attenuazione delle pressioni inflazionistiche e l'aumento dei rischi al ribasso per la crescita suggerisce che la Fed si stia avvicinando a proseguire il suo ciclo di allentamento”, afferma.

L’incognita dell’impatto dei dazi sull’inflazione

Secondo Richard Flax, chief investment officer di Moneyfarm, seppure in lenta discesa l’inflazione negli Stati Uniti nel complesso rimane ostinata: l’esperto pone l’accento sul tasso d'inflazione annuale al 2,8% al di sopra dell'obiettivo del 2% della Fed: “La banca centrale statunitense si trova ancora in una situazione delicata, di equilibrio precario”, analizza. “Sebbene i tagli dei tassi rimangano un'opzione sul tavolo, i policy maker potrebbero scegliere la cautela anziché rischiare di muoversi prima del tempo e rinfocolare le pressioni inflazionistiche”, analizza. “Inoltre, al di là della politica monetaria, gli ultimi annunci del presidente Trump in materia di dazi doganali aggiungono ulteriore incertezza all'equazione, alimentando potenzialmente le pressioni sui prezzi anziché alleggerirle”, continua. In conclusione, secondo Flax, secondo imprese e investitori, questo dato relativo all'IPC è un ulteriore promemoria del fatto che l'inflazione rimane una forza ostinata, che tiene in scacco i policy maker, i mercati e i consumatori.

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