Italia in crisi tra dazi, petrolio, spread e tassi di cambio: le simulazioni del Dfp

Il Dfp elabora quattro simulazioni di impatto sul Pil dello scenario tendenziale in quattro diversi scenari nei quali si adottano ipotesi meno favorevoli per l'economia italiana

Apr 12, 2025 - 17:54
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Italia in crisi tra dazi, petrolio, spread e tassi di cambio: le simulazioni del Dfp

Incassato il disco verde del Consiglio dei ministri, il Documento di finanza pubblica, che ha sostituito il Def, si avvia ad approdare in Parlamento. Stando al documento, le previsioni relative al Pil reale indicano per il 2025 una crescita dello 0,6%, in aumento allo 0,8% nel 2026 e 2027 grazie alla spinta dei consumi. Andamento confermato anche nel 2028.

Ma il documento elabora anche quattro simulazioni di impatto sul Pil, a seconda dei rischi che si stanno vivendo in questi ultimi mesi: come un inasprimento del commercio mondiale, cambiamenti dei tassi di cambio, i prezzi dei beni energetici e le condizioni dei mercati finanziari.

Con i dazi Pil in aumento di solo il 0,5% nel 2025

Secondo il documento, il primo scenario ipotizzato prevede un indebolimento del commercio mondiale rilevante per l’Italia, con un irrigidimento delle tensioni tra le diverse aree economiche e che porterebbe così ad un inasprimento dei dazi. In tale contesto, come afferma il Dfp:

Si ipotizza, nel 2025 e 2026, un rallentamento rispetto allo scenario di riferimento della domanda estera pesata in base agli scambi con l’Italia, che aumenterebbe dell’1,5 per cento (invece del 2,0) nel 2025 e dell’1,4 per cento (invece del 2,3) nel 2026. Successivamente, la dinamica del commercio mondiale riacquisterebbe vigore, con un tasso di crescita del 3,5 per cento nel 2027 e del 3,3 nel 2028 (invece, rispettivamente, del 2,7 e 2,8 per cento prospettato nello scenario di riferimento).

Nella relazione annuale sui progressi compiuti nel 2024 contenuta nel Dfp Giorgetti osserva:

“I cambiamenti del quadro geopolitico e gli annunci in materia di dazi da parte degli Stati Uniti hanno causato un elevato grado di incertezza e una forte turbolenza nei mercati finanziari. In questo contesto, non stupisce che in Italia, Paese a vocazione manifatturiera e orientato alle esportazioni, la crescita dell’economia abbia subito un rallentamento già nella seconda metà dello scorso anno”

Tassi di cambio

Un secondo scenario ipotizza un’evoluzione dei tassi di cambio con un apprezzamento dell’euro rispetto alle altre valute, superiore a quanto previsto nello scenario di riferimento. Un fattore che sta in parte avvenendo già ora, con il dollaro che sta andando in contro ad una svalutazione ed un euro che si sta rafforzando sempre di più.

In questo contesto, nel 2025 si registrerebbe un deprezzamento dell’euro rispetto al dollaro più contenuto rispetto allo scenario base: -2,4% anziché -3,1%. Nel 2026, al contrario, l’euro si apprezzerebbe del 2,1% contro un modesto +0,2% previsto nello scenario di riferimento. Nei successivi anni l’euro continuerebbe ad apprezzarsi rispetto al dollaro.

Come l’aumento dei prezzi dei beni energetici impatterà sul Pil

In un’ulteriore ipotesi, che considera un andamento meno favorevole dei prezzi dei beni energetici, riconducibile al persistere delle tensioni in Medio Oriente e a sviluppi geo-strategici sfavorevoli.

In tal senso, la crescita del Pil risulterebbe più contenuta rispetto allo scenario base: -0,2 punti nel 2026 e -0,1 punti nel 2027. Tuttavia, un successivo e plausibile rientro dei prezzi energetici verso i livelli previsti nello scenario di riferimento favorirebbe un recupero del ritmo di crescita del Pil.

Con lo spread in aumento si arriva ad un -0,3% nel 2026

Infine, il quarto scenario si basa sull’ipotesi di un aumento del rendimento del Btp decennale di 100 punti base rispetto allo scenario di riferimento, a partire dal terzo trimestre del 2025 e fino al termine del periodo di simulazione.

Una dinamica che determinerebbe un ampliamento dello spread Btp-Bund e un peggioramento delle condizioni di accesso al credito per famiglie e imprese. In tale contesto, la crescita del Pil risulterebbe penalizzata: -0,3 punti percentuali nel 2026, con un divario che si amplierebbe a 0,5 punti e oltre a partire dal 2027.