Inflazione USA sorprende al rialzo e frena la Fed sul taglio dei tassi
L'inflazione accelera a gennaio e non ha ancora integrato i possibili nuovi impatti delle politiche protezionistiche di Trump. Si abbassano le possibilità di una riduzione del costo del denaro a giugno. L'articolo Inflazione USA sorprende al rialzo e frena la Fed sul taglio dei tassi proviene da FundsPeople Italia.

Un'inflazione più alta del previsto rallenta ulteriormente la Fed, che appare sempre meno incline a tagliare i tassi nel breve termine. Il Bureau of Labor Statistics ha pubblicato i dati sull’inflazione relativa al mese di gennaio 2025 negli Stati Uniti. L’indice dei prezzi al consumo (CPI) ha evidenziato, su base annuale, un rialzo del 3%, superiore alle attese del mercato (fissate per un +2,9% a/a). Su base mensile il CPI ha mostrato una variazione del +0,5% (aspettative fissate per un +0,3%). L’indice core (ovvero esclusi energetici ed alimentari) ha mostrato una crescita del 3,3% (previsioni del mercato al 3,1%). Su base mensile l’aumento dei prezzi core è stato pari allo 0,4%, superiore alle stime del consensus (+0,3% m/m).
Le pressioni inflazionistiche diminuiscono le probabilità di un taglio dei tassi da parte dell’istituto centrale americano: “I numeri usciti rendono molto complicato il taglio dei tassi da parte della Fed che, secondo le stime degli analisti, avrebbe dovuto ridurre il costo del denaro nel mese di giugno del 2025. Dopo la pubblicazione di questi dati, però, le previsioni raccontano di un possibile taglio dei tassi solo nell’autunno 2025”, dice Saverio Berlinzani, senior analyst, ActivTrades. Prima di giugno, la Fed si riunirà già a marzo, ma secondo le previsioni dei gestori, una nuova pausa è già considerata scontata, così come accaduto nell’ultima riunione di gennaio.
Ieri in audizione al Congresso degli Stati Uniti il presidente della Federal Reserve Jerome Powell aveva dichiarato che per la Fed non c’è nessuna fretta di tagliare i tassi, per un’economia USA che rimane forte e per un'inflazione che seppur si stia dirigendo verso l'obiettivo del 2%, resta che nel complesso ancora elevata. Gli ultimi dati sul mercato del lavoro hanno evidenziato un aumento di 143.000 posti di lavoro, leggermente al di sotto delle aspettative, ma al contempo il tasso di disoccupazione è sceso al 4,0%.
“Dopo l'audizione del presidente della Fed Jerome Powell al Congresso, è apparsa evidente la preoccupazione della banca centrale americana per i potenziali rischi di rialzo dell'inflazione nel breve periodo, che riflettono in parte l'incertezza sulla politica commerciale degli Stati Uniti e il suo potenziale impatto sui prezzi al consumo”, analizza Richard Flax, Chief Investment Officer di Moneyfarm. Con l’introduzione dei dazi da parte di Trump e nella prospettiva di un maggiore controllo dell’immigrazione, con possibili effetti sulla forza lavoro, le incognite sull’andamento dell’inflazione negli Stati Uniti nei prossimi mesi sono molteplici.
Secondo Dan Siluk, Head of Global Short Duration & Liquidity and Portfolio Manager di Janus Henderson la linea di fondo è chiara: la FED non dovrebbe tagliare. “Indipendentemente dal modo in cui sceglie di analizzare i dati - Headline, Core, Supercore - tutti sono risultati superiori alle aspettative. Anche i dati annualizzati a 3 e 6 mesi sono in aumento”, dice l’esperto commentando i dati sull’inflazione USA di oggi. “Sebbene i dati dell'IPC di inizio anno siano noti per la stagionalità e le distorsioni, il mercato del lavoro è chiaramente stabile e le condizioni economiche non giustificano condizioni più favorevoli. Tutti i segnali suggeriscono che il tasso di interesse neutrale dovrebbe essere più alto”, argomenta.
Anche per Filippo Diodovich, Senior Market Strategist di IG Italia i dati hanno mostrato che le pressioni inflazionistiche sono tornate a salire in modo consistente. “I rincari non sono solamente nel comparto energetico ma anche in quello dei trasporti e in quello sanitario. L’inflazione core mostra la crescita su base mensile (+0,4%) più alta degli ultimi dieci mesi”, dice. “L’inflazione si surriscalda e non ha ancora integrato gli effetti delle politiche protezionistiche dell’amministrazione Trump”, avverte l'esperto.
"I tassi di interesse rimarranno sui livelli attuali per un prolungato periodo di tempo. Le nostre aspettative sono fissate per nessun taglio del costo del denaro da parte della FED per tutto il 2025", chiosa.
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