Il silenzio trumpiano di Giorgia Meloni

Meloni? Il silenzio è migliore di un giudizio affrettato, come penso sia stato quello espresso da Trump su Zelensky. I Graffi di Damato

Feb 20, 2025 - 07:52
 0
Il silenzio trumpiano di Giorgia Meloni

Meloni? Il silenzio è migliore di un giudizio affrettato, come penso sia stato quello espresso da Trump su Zelensky. I Graffi di Damato

Dopo gli insulti del presidente americano Donald Trump al presidente ucraino Volodymir Zelensky – “dittatore mai eletto, comico mediocre” e altro – a chi non sarebbe piaciuto sentire un commento della premier italiana Giorgia Meloni, stretta fra il “rapporto privilegiato” col primo e la simpatia pubblicamente e ripetutamente manifestata al secondo? Invece la Meloni è corsa dal Papa, ricoverato al Policlinico Gemelli, per informarci poi di averlo trovato del solito buon umore, nonostante la polmonite bilaterale.

Al silenzio comprensibilmente imbarazzato della Meloni su Trump e Zelensky che si prendono ormai “a pesci in faccia”, come hanno titolato al Fatto Quotidiano, è stato fatto ieri sera un processo nel salotto televisivo della solita Lilli Gruber spalleggiata dall’altrettanto solito Massimo Giannini. Ma il silenzio non può diventare una colpa, o persino un reato. E’ un’arma come altre della politica, cui hanno fatto ricorso anche leader della statura di Aldo Moro.

Il silenzio è migliore di un giudizio affrettato, come penso sia stato quello espresso da Trump su Zelensky, pur provocato dalla “disinformazione” rimproveratagli dal presidente ucraino.

Chi del resto può davvero dire di essere bene informato sul conto dell’inquilino del Cremlino? Che forse è il primo a non conoscersi abbastanza dopo essere stato un comunista, a capo addirittura dei servizi segreti dell’allora Unione Sovietica, e un anticomunista, raccogliendo l’eredità di Boris Nicolaevic Eltsin, il primo presidente della Russia post-sovietica. Poi ha scoperto e stabilito una continuità, al rovescio, fra lui, Pietro il Grande e Stalin. Il quale concluse sì la seconda guerra mondiale alleato con gli americani contro Hitler ma avendola cominciata spalleggiando il dittatore nazista nelle aggressioni in Europa e spartendosi con lui la Polonia. Ah, quanto è scomoda la storia.

Diventerà storia, prima o dopo, anche la confusa cronaca di questi giorni, fatta ancor prima che del negoziato per la pace in Ucraina, dei suoi preparativi o dalla sua premessa a Riad, dopo tre anni di guerra cominciata con l’invasione delle truppe russe chiamata “operazione speciale”. Che Putin, disinformatissimo, credeva di concludere in tre giorni, on l’uccisione di Zelensky a Kiev, o con la sua fuga prevedibilmente negli Stati Uniti di Joe Biden. Dove sarebbe stato accolto, credo, se lui avesse voluto davvero andarvi abbandonando, cioè tradendo il suo paese e il suo popolo.

Ora Zalensky rischia, con Trump al posto di Biden alla Casa Bianca, di pagare carissimo il suo coraggio, senza neppure essere restituito al teatro, visto che sarebbe “mediocre”, ripeto, anche come attore agli occhi, alle orecchie, alle viscere e ai capelli del presidente americano in sintonia con Putin. Ma non con la Meloni, spero non foss’altro perché non vedo che vantaggio politico potrebbe lei ricavarne, essendo cresciuta alla Garbatella e operando in Europa.