Il pressing di Delfin su Generali, avanti sulla richiesta di salire al 20%
Il Monte dei Paschi di Siena avvia l’iter autorizzativo per mandare in porto la sua partita su Mediobanca. Mps ha depositato presso la Consob il documento d’offerta pubblica di scambio su Piazzetta Cuccia annunciata a gennaio. Con questo deposito si avviano anche le richieste autorizzative a Antitrust, Bce, Banca d’Italia, Ivass — perché Mediobanca ha […] L'articolo Il pressing di Delfin su Generali, avanti sulla richiesta di salire al 20% proviene da Iusletter.

Il Monte dei Paschi di Siena avvia l’iter autorizzativo per mandare in porto la sua partita su Mediobanca. Mps ha depositato presso la Consob il documento d’offerta pubblica di scambio su Piazzetta Cuccia annunciata a gennaio. Con questo deposito si avviano anche le richieste autorizzative a Antitrust, Bce, Banca d’Italia, Ivass — perché Mediobanca ha il 13% di Generali —, al governo per il via libera sul golden power ma anche alle autorità bancarie estere dove opera Piazzetta Cuccia. L’operazione lanciata da Siena tratta ancora a sconto sul mercato, con una distanza che si è allargata al -15,5%, e il suo esito è legato all’apprezzamento degli investitori. Per questo il ceo Luigi Lovaglio martedì ha partecipato a un secondo round di incontri nella City. Ha già parlato con una trentina di investitori in tutto tra cui anche fondi italiani. Oltre a un altro tour a Londra, le prossime tappe dovrebbero essere Parigi, New York e Boston.
L’esito dell’ops — con l’aumento di capitale al servizio dell’offerta che dovrà essere approvato dall’assemblea di Mps del 17 aprile — è fortemente legato al consenso del mercato, visto che Mps punta al 67% del capitale di Mediobanca. Negli stessi giorni il ceo dell’istituto milanese Alberto Nagel sta incontrando i grandi investitori — il titolo è salito del 15,8% in meno di un mese — per difendere l’istituto dalle mire di Mps, facendo perno sul valore della banca che guida se resta indipendente, forte dei numeri semestrali che ha appena presentato.
Il piano del Monte su Piazzetta Cuccia avrebbe il favore dei grandi soci di Siena che vedono un progetto industriale nell’unione delle due banche. A partire dallo Stato che di Siena ha ancora l’11,7% del capitale e che sostiene la nascita di un nuovo polo bancario. Poi ci sono Delfin che ha il 9,9% di Siena e il gruppo Caltagirone in una zona tra il 5 e appena sotto il 10%. «L’operazione sembra avere forti razionali nell’integrare due realtà finanziarie fortemente complementari e dai valori di Borsa molto simili al netto della partecipazione di Mediobanca in Generali», ha esordito il presidente di Delfin Francesco Milleri nell’intervista di ieri al Sole 24 Ore. Gli intrecci sono articolati. La cassaforte è anche azionista di Mediobanca, a ridosso del 20% del capitale. Mentre Caltagirone ha circa il 7,5%.
La partita su Mediobanca incrocia quella su Generali e il rinnovo del board che sarà votato all’assemblea dell’8 maggio. Delfin e Caltagirone sono azionisti rilevanti anche di Trieste. «Manca ancora qualche passaggio — ha detto Milleri nell’intervista — ma direi che a breve saremo pronti ad arrotondare la quota» nella compagnia. Delfin ha già incassato l’ok dell’Ivass a mantenere una quota sopra il 10% di Generali, dopo il superamento di questa soglia per effetto del buyback del Leone. «Abbiamo poi chiesto l’autorizzazione per poter salire volontariamente sino al 20% e stiamo completando l’iter», ha aggiunto Milleri. Mancano ancora i via libera di due mercati sui 49 nei quali opera Generali, poi Delfin potrà avviare gli acquisti e pesare di più al momento del voto assembleare, forse nel ruolo di maggior singolo azionista. Certo è che il titolo del Leone in un mese è salito del 13,88% e investire nella compagnia costa.
C’è comunque movimento a Trieste. Mediobanca è al lavoro sul suo elenco che candida a un nuovo mandato il ceo Philippe Donnet e il presidente Andrea Sironi. Mentre non è ancora stata chiarita la posizione di Delfin e Caltagirone che potrebbero scegliere tra varie opzioni: presentare una lista rivale, con un presidente e un ceo, oppure candidare una lista di minoranza, breve o lunga. Oggi nella partita sul rinnovo del board di Generali è entrato un nuovo attore: Unicredit che è sopra il 5%, una partecipazione solo finanziaria. Potrebbe però fare da ago della bilancia tra gli schieramenti. Unicredit apprezza i cambiamenti, quelli che danno «stabilità maggiore» al sistema bancario (ha detto il ceo Andrea Orcel al Sole 24 Ore). «Le operazioni in atto potrebbero dargliela e far ciò in modo trasparente attraverso il mercato».
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