“Il corpo di mia moglie Liliana Resinovich torni a Trieste. Siamo ancora senza risposte”
L'appello di Sebastiano Visintin, al Piccolo di Trieste, nel giorno dopo la scadenza prevista per il deposito della nuova perizia medico-legale sul corpo della moglie L'articolo “Il corpo di mia moglie Liliana Resinovich torni a Trieste. Siamo ancora senza risposte” proviene da Il Fatto Quotidiano.

Un appello lanciato attraverso le colonne del quotidiano Il Piccolo, per chiedere che il corpo della moglie torni a Trieste. Lo scrive Sebastiano Visintin, il marito di Liliana Resinovich, scomparsa di casa a 63 anni il 14 dicembre 2021, e ritrovata cadavere nel parco dell’ex ospedale psichiatrico il 5 gennaio 2022. Il corpo era chiuso in due sacchi neri e grandi di quelli utilizzati per i rifiuti solidi urbani e con la testa chiusa in due sacchetti del tipo per alimenti, fissati alla gola con un cordino. Nel giugno 2023 il Gip del Tribunale di Trieste Luigi Dainotti rigettò la richiesta della Procura che intendeva archiviare il caso sostenendo la tesi del suicidio e smontò l’intera ricostruzione della vicenda ordinando 25 punti di nuovi accertamenti e disponendo di riaprire le indagini procedendo non più per sequestro di persona ma per omicidio. “Le spoglie di mia moglie tornino quanto prima a Trieste, per esaudire le volontà di Liliana, per darle finalmente pace”, ha chiesto Visintin, nel giorno dopo la scadenza prevista per il deposito della nuova perizia medico-legale sul corpo della moglie.
Il 26 gennaio 2024, praticamente un anno fa, la pm Maddalena Chergia della Procura di Trieste aveva incaricato i nuovi esami all’antropologa forense Cristina Cattaneo e ai medici legali Stefano Tambuzzi e Biagio Eugenio Leone, e all’entomologo Stefano Vanin. Pochi giorni dopo, il 13 febbraio, i resti di Liliana furono riesumati dal cimitero di Sant’Anna, a Trieste, e trasferiti all’obitorio di Milano, dove il 15 febbraio cominciarono gli esami. Da allora in poi si sono succeduti vari rinvii: inizialmente l’elaborato avrebbe dovuto essere sul tavolo della pm a metà dicembre 2024, poi però era stato posticipato a metà gennaio, per poi essere rinviato una seconda volta, al 15 febbraio, cioè ieri, o comunque intorno a questa data. Secondo quanto si apprende, non ci sarebbe stata nessuna comunicazione ufficiale in merito, quindi potrebbe non trattarsi di un vero rinvio ma di termini un po’ vaghi o di un semplice ritardo. La perizia, tra l’altro, dovrebbe stabilire orientativamente la data della morte di Liliana (la prima consulenza medico legale indicò che la morte era avvenuta 48-60 ore prima del rinvenimento del corpo) e la natura dei segni e delle lesioni riscontrate sul suo corpo.
Comunque sia, Visintin sottolinea: “Siamo ancora senza risposte: speravo finalmente si potesse fare un po’ di chiarezza, invece continuiamo a stare in questa sorta di ‘interregno’, con proroghe su proroghe”. Dopo un anno “mi aspetto quella consulenza dia una volta per tutte delle risposte. Fino ad oggi non ho sposato una tesi o l’altra, non mi sono avventurato in ipotesi, proprio perché mi sono affidato agli inquirenti, lasciando siano loro che ne hanno la competenza a dare delle risposte. Invece siamo ancora a porci le stesse domande, a coltivare gli stessi dubbi“, ha insistito Visintin con Il Piccolo. Se emergesse che Liliana è stata uccisa “ne sarei devastato perché non mi capacito del fatto che qualcuno possa aver voluto fare del male a una donna come lei, discreta, per bene e che ha fatto solo del bene per gli altri: impossibile volerle male“.
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