I PanPers, tornati con “Only Fun” sul NOVE: “Lavorare con Belen Rodriguez? Ecco com’è e cosa è successo” – Intervista Video
I PANPERS, alias Andrea Pisani e Luca Peracino, sono tornati alla conduzione del comedy show “ONLY FUN” in onda sul NOVE affiancati quest’anno da Belen Rodriguez. Il duo comico, oltre al programma tv in onda ogni giovedì in prima serata sul canale del gruppo Warner Bros. Discovery è in tour con il loro spettacolo teatrale […]


I PANPERS, alias Andrea Pisani e Luca Peracino, sono tornati alla conduzione del comedy show “ONLY FUN” in onda sul NOVE affiancati quest’anno da Belen Rodriguez. Il duo comico, oltre al programma tv in onda ogni giovedì in prima serata sul canale del gruppo Warner Bros. Discovery è in tour con il loro spettacolo teatrale “Body Scemi”. Noi di SuperGuidaTv abbiamo intervistato Andrea e Luca e con loro abbiamo parlato dei programma, di comicità in generale, di Belen Rodriguez e di molto altro ancora.
I PanPers: intervista ai conduttori di Only Fun
Grande novità quest’anno a Only Fun: siete affiancati da Belen Rodriguez. Com’è il suo lato comico dietro le quinte?
“Ci tengo a dire pubblicamente e chiedere anche a Belen di smettere di invitarci a cena, di scriverci tutti i giorni, di provarci con noi. Tanto non è che la facciamo lavorare. A parte questo è molto simpatica, ma non solo dietro le quinte anche fuori le quinte. Ha un lato comico che sta tirando fuori anche a livello pubblico perché comunque ci sono dei momenti comici sulle sue spalle che se li porta a casa e non è scontato. Per esperienza possiamo dire che Belen ha veramente tanti talenti, purtroppo la domanda è sempre: ma com’è Belen? Come se lei avesse solo un lato esteriore, quindi estetico. L’approccio da parte del pubblico con le persone più estetiche, non è quello dell’empatia, quindi una risata che prende lei vale doppio rispetto a quella che prendiamo noi che siamo anche non belli. Anche se spezza dei cuori quando fa ridere perché chi sperava che fosse antipatica, e invece non lo è”.
Nel panorama della comicità italiana, quanto è importante avere uno spazio come Only Fun?
“È importante che esista un programma con questo, perché ti mostra un mondo in evoluzione dove magari si va anche verso la standup, verso i social, verso altri linguaggi. Dimostra come quel linguaggio che esiste da sempre non è finito. C’è il cabaret, i comici vecchio stile. Se è fatta bene, se ha un contenuto giusto, chiaramente se fa ridere funziona. Quindi è un importante baluardo per la comicità italiana con dei pilastri e dei senatori come Siani, Ale e Franz, Paolo Cevoli, Giacobazzi, Raul Cremona, Bertolino, Dario Vergassola, Dado, Roberto Lipari, Valentina Persia. Tutta gente, che uno dice potrebbe anche fare a meno forse di venire da noi, e invece se viene è perché ha ritrovato le motivazioni e obiettivamente anche ha un riscontro da parte della gente. Nella loro carriera, nelle loro serate, nelle loro tournée, fare comunque ancora il tuo momento da 7-8 minuti in televisione, se è fatto bene fa la differenza e quindi una libertà di espressione, la possibilità, la cosiddetta vetrina che sembrava un po’ andata via. La televisione ultimamente, da parte dei comici, era sempre vista come: ok vengo ma tanto quel programma non mi cambia più niente. Non è così, se continuano a venire dopo 5 anni probabilmente un po’ serve”.
Come vengono scelti i comici che arrivano sul palco?
“Chiediamo a ChatGPT. È una direzione che sposiamo onestamente da parte della rete, la produzione. Non è che facciamo giornate di provini, sono scelti in base a cosa viene proposto da loro stessi, a quello che rappresentano loro. Si scelgono determinati argomenti per un determinato pubblico e si compone il cast. Come il cast di un film, dove però non si fanno i provini. A differenza dei programmi comici in generale, che magari ci sono dei laboratori durante l’anno piuttosto che appunto delle sessioni di provini, da noi non c’è. Siamo sempre molto onorati di questo cast e ci troviamo ogni anno piacevolmente sorpresi quando la produzione ci dice chi c’è nel cast”.
C’è stato un momento sul palco che vi ha fatto così talmente ridere che non riuscivate ad andare avanti?
“A un certo punto a Belen le sono uscite le tette e ci siamo dovuti fermare. Si è fermato il mondo. È stato molto divertente. Poi ci sono anche momenti comici, come quelli di Raul Cremona, ogni tanto scappano delle cose perché ormai diciamolo c’ha una certa. Lui è sempre pieno di giochi, di cose, ogni tanto succedono delle cose che fanno veramente ridere e poi bisogna magari stoppare perché ovviamente il gioco non prevede quello. Lui è un bravissimo mago e ovviamente anche il gioco deve uscire perfetto e il 99,9% delle volte esce perfetto, ma quando non è perfetto magari è difficili da resistere perché lui ti guarda con quella faccia sempre così come dire: hai visto che mi è caduto l’uovo?”
Oltre al programma c’è il tour teatrale Body Scemi. Come’è nato questo spettacolo?
“A differenza di quelli precedenti, abbiamo voluto per la prima volta dire qualcosa, informarci e parlare di qualcosa di concreto. Non volevamo portare delle risate fini a se stesse e quindi ci siamo messi a ragionare sul mondo, e abbiamo notato che il politicamente corretto era ed è ancora un grande tema, e da lì siamo partiti quindi analizzando tutte le sue sfaccettature. Prima ne parliamo e poi ci scherziamo. Creiamo e distruggiamo le stesse cose che diciamo. Ci sta dando una grande soddisfazione. È stata anche un po’ una sfida, provare a fare qualcosa un po’ più da grandi, e devo dire la risposta del pubblico c’è ed è notevole perchè i teatri sono pieni. Cerchiamo di rappresentare una cosa diversa da ciò che abbiamo sempre fatto, quindi come nella musica, ora non mi sto paragonando, è solo un esempio: quando i Beatles hanno fatto uscire Sergent Pepper, la gente dice: Oddio ma che album è? Però avevano qualcosa da dire, quindi è un capolavoro anche Sergent Pepper rispetto al loro passato. Era un esempio ok?! Quindi non era scontato il buon risultato portando qualcosa di diverso rispetto al solito. Siamo contenti e diciamo anche di questo esperimento riuscito”.
Tra tv e teatro, come cambia il vostro modo di fare comicità e quale preferite?
“Sicuramente cambia, a teatro siamo al 100% autori ed editori di noi stessi, quindi ci prendiamo le responsabilità di tutti i temi che affrontiamo, nel modo in cui li affrontiamo. In TV ovviamente sei sempre per quanto tu sia il conduttore, per quanto sei anche autore o comunque ci metti la faccia, comunque stai lavorando per qualcuno, cioè finché non sei tu il proprietario della rete in cui lavori, stai lavorando per qualcuno, automaticamente sei la voce di qualcun altro e quindi ci sono semplicemente un po’ di cose editoriali da rispettare. Bisogna saper avere diversi registri e diverse facce per i vari aspetti: se sei sul tuo social puoi dire delle cose, se sei nel tuo spettacolo delle altre, se sei il conduttore di un programma delle altre, è abbastanza naturale. C’è una differenza anche nel pubblico, nel senso che in TV difficilmente, a meno che non tu non stia registrando il tuo spettacolo, per la tv, il pubblico non è lì per te, mentre a teatro sì. In Tv lo devi un po’ più conquistare, soprattutto all’inizio di una trasmissione devi tirar fuori qualcosa in più per renderti poi simpatico ed empatico ai loro occhi, mentre chi viene a vederti a teatro già gli stai simpatico. Chiediamo sempre chi è venuto per Valentina Persia? Chi è venuto per Ale e Franz? Ognuno c’ha i suoi, e quindi automaticamente qualcuno è venuto per i comici”
Il contatto diretto con il pubblico è più difficile o più divertente per il vostro lavoro?
“È un’arma a doppio taglio perché andare col pubblico significa proprio rompere la quarta parete e coinvolgerli, però tu devi essere bravo nel coinvolgerli, a essere comunque anche divertente. Ricordiamoci che siamo in uno spettacolo comico, quindi se tu parli col pubblico e non sei divertente è vissuto come un momento noioso. Ci sono dei comici che fanno solo crowdwork e che quindi giocano col pubblico perché la risata ottenuta dal gioco col pubblico vale doppio perché ovviamente tu stai improvvisando. Lo spettacolo ovviamente è scritto, quindi per carità la risata è dignitosa in un spettacolo scritto, ma se tu fai ridere usando il pubblico è come se loro ti premiassero il fatto che stai improvvisando con loro, però è molto difficile. Ecco diciamo che se viene bene è sia più difficile che più divertente se viene male è solo difficile e sei scemo”.
Andrea sei tra i protagonisti di LOL chi ride fuori. Come ti sei preparato a questa sfida?
“Per me è stata una notizia che mi ha messo abbastanza ansia, in primis perché io non sono mai ansioso però ho capito poi perché. È dato comunque dal fatto di lavorare in coppia che ti fa sentire sicuri, come tutte le cose fatte in coppia o in più di due sono meglio che da sole. Cioè se tu vai dal medico, se c’è qualcuno che ti accompagna stai comunque meglio. Così è anche sul palco, invece lì era il primo grande momento in cui era un po’ tutto sulle mie spalle ed ero da solo quindi l’ho vissuta con un po’ di ansia. Mi sono preparato triplamene per essere per avere almeno delle scialuppe di salvataggio in momenti di difficoltà, poi col senno di poi devo dire che mi sono divertito tantissimo, ed è stata secondo me, una delle esperienze lavorative che mi ha dato di più perché proprio mi sono divertito. Il risultato lo vedremo, perché poi un conto è la mia percezione un conto è quello che esce. Quindi mi piacerebbe parlare di Lol a livello di contenuto e di esperienza artistica, ma sono costretto a parlarne dopo che lo vedo, perché registrando 8 ore e poi montate dura un’ora e mezza, ovviamente la mia percezione è diversa da quello che sarà il prodotto finale. A livello di esperienza professionale, col senno di poi è molto positiva”
Qual è la battuta, lo sketch, che vi viene ancora chiesto dal pubblico dopo anni?
“A volte ci chiedono ancora se facevamo uno sketch che facevamo a Colorado dove c’era uno zombie dallo psicologo, adesso non più tanto. Forse le persone ce lo chiedono ancora quello ed è comunque un pezzo di 15 anni fa. Non abbiamo mai fatto abituare o affezionare troppo la gente a una cosa sola. Eravamo molto giovani all’epoca, però su certe cose secondo me eravamo già un filino non dico avanti per tirarcela però un po’ lucidi, avevamo già visto un po’ dei cadaveri passare nel fiume, di persone che non erano riusciti a rinnovarsi, che erano stati cannibalizzati dai loro stessi personaggi perché erano diventati troppo più grossi di loro. Ci siamo sempre detti: quando c’è una una roba che funziona, ok mangiamoci 6 mesi però poi cambiamo. Quindi questa cosa ha anche fatto sì che nessuno si innamorasse tantissimo di qualcosa. Ci sono certo delle parodie musicali che hanno fatto un po’ un’epoca per quanto riguarda il nostro il nostro mondo, quindi quelle lì ancora ce le citano, ecco più che altro ce le citano non ce le chiedono”
Se doveste scegliere un comico con cui collaborare in futuro c’è un nome che vi viene in mente più di altri?
“Jim Carry! A proposito della domanda di prima, ci piacerebbe collaborare con uno che è stato fagocitato dai suoi personaggi, è uno che non lavora più infatti: Beppe Grillo”. Potremmo fare uno spettacolo noi, Jim Carry e Beppe Grillo, e lo chiamiamo Trova l’intruso. Trova gli intrusi, perché siamo noi gli intrusi”
C’è un progetto che vi piacerebbe realizzare: un film, una serie, uno spettacolo?
“Non abbiamo grandi velleità in termini cinematografici o serie televisive, perché non è proprio il nostro ambiente. Ogni tanto abbiamo fatto dei film per carità, ci piace farli, però dal punto di vista come dire creativo, ci piace di più dedicarci a cose che hanno un aspetto un po’ più o televisivo comico o più teatrale. Un format TV su qualche nostra idea lo faremmo volentieri, tipo un late show con interviste. Anche una sorta di sketch Comedy perché secondo me la chiave dello sketch noi la reggiamo, è una cosa che ci piace, tipo i Soliti Idioti, quella cosa lì ci piace molto. Sarebbe figo, e poi non abbiamo mai visto il nostro spettacolo in Tv. Questo potrebbe essere un’idea”.