Globalizzazione contro protezionismo
Con l’approccio “America First”, gli Stati Uniti puntano a rafforzare l’economia interna, ma resta da vedere se il progetto è realistico o se fallirà L'articolo Globalizzazione contro protezionismo proviene da Economy Magazine.

La globalizzazione è stata uno dei temi centrali nella politica economica internazionale degli ultimi decenni, ha portato alla creazione di mercati globali interconnessi, favorendo un aumento degli scambi commerciali, degli investimenti esteri diretti e della diffusione di nuove tecnologie. L’amministrazione Trump ha modificato profondamente l’approccio degli Stati Uniti nei confronti di queste dinamiche, segnando un ritorno alla protezione economica e all’applicazione di dazi e tariffe su molti beni importati già nel suo primo mandato. L’era Trump ha dunque segnato una svolta nelle politiche commerciali, allontanandosi dal paradigma della globalizzazione per avvicinarsi a un sistema tariffario che mira a “difendere” l’economia nazionale. Ma chi ha ragione?
L’ascesa della globalizzazione
La globalizzazione ha portato a una riduzione delle barriere commerciali e alla delocalizzazione della produzione in paesi con manodopera più economica, come Cina e India. Gli Stati Uniti, sotto le amministrazioni precedenti a Trump, hanno perseguito politiche economiche che incoraggiavano il libero scambio, l’ingresso in accordi internazionali come il Wto (World Trade Organization) e il Nafta (Accordo di Libero Scambio Nordamericano), e la promozione di catene globali di approvvigionamento.
Questo ha consentito alle aziende americane di crescere, ma ha anche causato la perdita di posti di lavoro nel settore manifatturiero, generando malcontento tra i lavoratori statunitensi.
Trump e il ritorno al protezionismo
Dal 2017, Trump ha promosso una politica economica incentrata sugli interessi statunitensi, abbandonando il multilateralismo a favore di strategie unilaterali. Goà nel suo primo mandato ha introdotto dazi su prodotti di diversi paesi, tra cui Cina, UE, Canada e Messico, con l’obiettivo di ridurre il deficit commerciale e proteggere le industrie americane. Ora, la sua amministrazione sta imponendo una serie di nuovi dazi su una vasta gamma di prodotti provenienti da paesi come la Cina, l’Unione Europea, il Canada e il Messico, nel tentativo di correggere quella che considera una “ingiustizia” nei confronti degli Stati Uniti, che ha portato a un significativo deficit commerciale. L’obiettivo: ridurre le importazioni a basso costo che, secondo Trump, danneggiano l’economia americana e le industrie locali. Ma non è come vogliono farci credere una cosa che nasce e parte da zero oggi, anzi.
L’impatto delle tariffe
Le tariffe sono diventate il principale strumento della politica commerciale di Trump. A partire dal 2018, gli Stati Uniti hanno imposto dazi su centinaia di miliardi di dollari di importazioni cinesi, provocando una guerra commerciale. Se da un lato alcuni settori americani, come acciaio e alluminio, ne hanno beneficiato, dall’altro molte aziende hanno dovuto affrontare costi più alti per materie prime e produzione.
Le conseguenze dei dazi includono, tra le varie cose:
• rallentamento della crescita economica globale;
• aumento dei prezzi per i consumatori americani;
• maggiore volatilità sui mercati finanziari;
• indebolimento delle catene di approvvigionamento internazionali.
Settori come l’automobilistico, i semiconduttori e il commercio online cinese saranno tra i più colpiti.
Globalizzazione contro protezionismo
Il dibattito tra globalizzazione e protezionismo rimane aperto. La globalizzazione ha favorito l’espansione economica globale ma ha creato disuguaglianze, mentre il protezionismo cerca di riequilibrare la situazione, sebbene rischi di rallentare la crescita e generare tensioni internazionali.
La transizione verso una politica più protezionista rappresenta una sfida per l’economia mondiale. Con l’approccio “America First”, gli Stati Uniti puntano a rafforzare l’economia interna, ma resta da vedere se questo modello sarà sostenibile nel lungo periodo e quale impatto avrà sul contesto globale. La sfida futura sarà capire come questi due modelli possano coesistere e come i conflitti tra protezionismo e globalizzazione possano essere risolti per garantire la crescita economica globale e la stabilità internazionale.
E in Europa? Speriamo che Trump ce la mandi buona.
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