Ex Ilva, Baku Steel in trattativa esclusiva per salvare 7mila lavoratori

Trattativa esclusiva tra i commissari dell’ex Ilva e Baku Steel. In gioco 7mila lavoratori, 5,5 miliardi chiesti allo Stato e una transizione industriale ancora tutta da scrivere

Mar 28, 2025 - 11:40
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Ex Ilva, Baku Steel in trattativa esclusiva per salvare 7mila lavoratori

Forse si è giunti al capitolo finale sulle sorti dell’ex Ilva, perché il governo ha aperto il canale preferenziale con Baku. Non si tratterebbe solo di diplomazia economica: sul tavolo c’è il futuro del più grande polo siderurgico d’Europa. La trattativa tra i commissari di Acciaierie d’Italia e Ilva in amministrazione straordinaria e la cordata azera guidata da Baku Steel Company ha ottenuto il via libera politico.

Un passaggio che spalanca le porte a una possibile transizione epocale: dall’acciaio al metano, dal carbone ai forni elettrici. In ballo ci sono miliardi, migliaia di lavoratori, un impianto che brucia ancora e una città, Taranto, che aspetta di capire se questo è davvero l’inizio della fine o solo l’ennesima puntata di una saga industriale infinita.

Il pressing delle terne commissariali e il parere del Comitato

La decisione dell’esecutivo è arrivata dopo che, lo scorso 21 marzo, i rappresentanti straordinari delle due realtà industriali hanno formalmente sollecitato un’autorizzazione al dicastero. La richiesta era accompagnata da un parere favorevole espresso dal Comitato di Sorveglianza, che ha valutato positivamente la proposta di interlocuzione avanzata dal gruppo estero.

I protagonisti della proposta industriale

La compagine che guida il pressing su Taranto non è solo un’accoppiata di investitori. Dietro la Baku Steel Company e l’Azerbaijan Business Development Fund c’è anche la longa manus statale: l’Azerbaijan Investment Company. Un tridente azero che ha superato senza troppa fatica le offerte della statunitense Bedrock Industries e dell’indiana Jindal Steel International.

Priorità alla cordata caucasica

La comunicazione ufficiale del ministero delle Imprese e del Made in Italy specifica che il confronto con il raggruppamento azero avverrà in via preferenziale. Questo implica una corsia diretta, senza l’attivazione immediata di altri percorsi di negoziazione parallela.

L’offerta azera include un miliardo di euro per acquisire il polo, cifra che incorpora circa 500 milioni relativi al valore di magazzino. Il consorzio promette quattro miliardi in cinque anni per interventi industriali, tra cui due forni elettrici pensati per affrancarsi dal carbone. E una nave rigassificatrice pronta ad attraccare a Taranto, come manifesto della transizione.

Le prossime mosse sul tavolo

Il gruppo propone l’assunzione di circa settemila lavoratori, cifra da calcolare sull’intero agglomerato aziendale, che oggi sfiora i diecimila. Non tutti gli attuali lavoratori verrebbero quindi assorbiti nella nuova configurazione, ma una parte significativa sì. E quel numero potrebbe anche salire, secondo quanto riporta il Quotidiano di Puglia, ma non è garantito.

Tra rigassificatori in arrivo e altoforni da archiviare, c’è anche un capitolo non irrilevante: i 5,5 miliardi di richieste di supporto pubblico, tra crediti, energia e garanzie Sace. Una cifra da capogiro che sarà oggetto di discussione politica.

Occupazione, incentivi e partecipazione statale

Nel piano azero si inserisce anche una quota pubblica di minoranza nella futura struttura proprietaria. L’applicazione delle misure di protezione nazionale e il parere dell’antitrust rientrano in questa cornice tutta da scrivere. Ma sono i numeri dell’occupazione a tenere in bilico il clima.

Loris Scarpa, responsabile nazionale siderurgia della Fiom Cgil, ha detto: “La questione di chi subentrerà alla gestione commissariale è una partita che si discute con il sindacato, non può discuterla qualcun altro”. E ancora: “Le nostre posizioni sono sempre quelle: nessun esubero, nessun licenziamento, e poi si dia corso alla discussione sulla transizione”.

In corso la revisione ambientale

Nel frattempo, al ministero dell’Ambiente si entra nel vivo dell’istruttoria per il nuovo assetto autorizzativo. Un dossier tecnico-politico in cui siedono Regione, Comuni, Arpa, Istituto Superiore di Sanità e, non ultimi, i tecnici del dicastero. Tra i nodi affrontati in questi giorni: gestione rifiuti, scorie e impianti per il contenimento di sostanze come benzene e naftalene.

L’Iss ha definito incompleta la valutazione d’impatto sanitario elaborata da AdI; il ministero ha chiesto un riesame. La partita sull’Aia, quella vera, è appena cominciata. Il parere tecnico potrebbe arrivare già nei prossimi giorni, poi toccherà alla conferenza dei servizi e infine al decreto firmato in via ufficiale.