Etichette sui prodotti: l’Unione Europea bacchetta l’Italia (anche quando siamo più seri di loro)
L’Unione Europea ha avviato una procedura d’infrazione contro l’Italia: Bruxelles ha inviato a Roma una lettera di costituzione in mora, contestando l’obbligo imposto dall’Italia di indicare sulle confezioni dei prodotti una specifica informazione quando la quantità del contenuto viene ridotta senza modificare l’imballaggio, determinando un aumento del prezzo per unità di misura. La procedura d’infrazione […] L'articolo Etichette sui prodotti: l’Unione Europea bacchetta l’Italia (anche quando siamo più seri di loro) proviene da Economy Magazine.

L’Unione Europea ha avviato una procedura d’infrazione contro l’Italia: Bruxelles ha inviato a Roma una lettera di costituzione in mora, contestando l’obbligo imposto dall’Italia di indicare sulle confezioni dei prodotti una specifica informazione quando la quantità del contenuto viene ridotta senza modificare l’imballaggio, determinando un aumento del prezzo per unità di misura. La procedura d’infrazione sarebbe dunque, secondo Bruxelles, un violazione delle norme sul libero scambio delle merci, che creerebbe “disuguaglianza” con gli altri Stati membri dell’Ue nel campo delle etichette sui prodotti di largo consumo.
Secondo la Commissione europea, sebbene sia fondamentale garantire ai consumatori una comunicazione chiara su questi cambiamenti, l’obbligo di riportare tale informazione direttamente sulla confezione sarebbe eccessivo. Bruxelles suggerisce alternative meno restrittive, come la segnalazione delle variazioni di quantità nei punti vendita.
Inoltre, l’Italia viene accusata di aver violato la direttiva sulla trasparenza del mercato unico del 2015, avendo introdotto la misura senza rispettare il periodo di “standstill” e senza considerare il parere dettagliato dell’Ue. Roma ha ora due mesi di tempo per fornire chiarimenti e adeguarsi alle richieste di Bruxelles. Se la risposta non sarà ritenuta soddisfacente, la Commissione potrebbe emettere un parere motivato, accelerando l’iter della procedura d’infrazione.
La reazione del Codacons
“Le etichette contro la shrinkflation adottate dall’Italia sono tardive e ormai poco utili ai consumatori, in quanto numerosi prodotti sono stati già colpiti dal riporzionamento”. Lo afferma il Codacons in una nota in cui commenta la procedura d’infrazione sulle etichette dei prodotti aperta dalla Commissione Europea contro l’Italia.
Il Codacons – denuncia l’associazione dei consumatori – è stata la prima ad aver denunciato la “shrinkflation”, ossia la riduzione delle quantità di prodotto vendute nelle confezioni senza una analoga riduzione di prezzo al pubblico. Un fenomeno che coinvolge una quantità enorme di prodotti, dagli alimentari (gelati, patatine, biscotti, pasta, ecc.) ai prodotti per la casa (detersivi e simili), passando per quelli per l’igiene personale (carta igienica, fazzolettini di carta, dentifrici, shampoo, ecc.), e che determina una vera e propria inflazione occulta a danno dei consumatori i quali, a parità di spesa, si ritrovano meno quantità di beni nei carrelli.
Tuttavia, sostiene il Codacons, le recenti misure inserite nel Ddl concorrenza, seppur corrette nella forma e nelle intenzioni, appaiono poco utili. Obbligare solo adesso i produttori a indicare in etichetta le riduzioni delle quantità di prodotto, quando le confezioni sono state oramai già tagliate nel corso degli ultimi anni danneggiando i consumatori, equivale a chiudere la stalla quando i buoi sono già scappati.
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