Buoni pasto, smart working o in presenza non conta niente | Ti spettano a prescindere: a dirlo è proprio la Legge
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Buoni pasto garantiti anche in smart working: cosa dice la legge, cosa cambia adesso e come accedervi. Scopri i dettagli.
Negli ultimi anni, il modo di lavorare è cambiato radicalmente. L’introduzione dello smart working ha permesso a molti dipendenti di svolgere le proprie mansioni direttamente da casa, eliminando spostamenti e riducendo i tempi morti. Tuttavia, questo modello ha sollevato diversi interrogativi, soprattutto in merito ai diritti economici e ai benefici accessori dei lavoratori.
Uno dei temi più dibattuti riguarda proprio i buoni pasto. In molti si sono chiesti se il diritto a riceverli dipenda esclusivamente dalla presenza fisica in ufficio o se spetti anche a chi opera da remoto. Questa questione ha generato disparità di trattamento tra lavoratori dello stesso settore, portando sindacati e istituzioni a intervenire per chiarire la normativa.
Il nodo principale riguarda la definizione di orario di lavoro. Alcuni datori di lavoro hanno sostenuto che il buono pasto debba essere legato alla presenza fisica, mentre altri ritengono che il diritto a riceverlo dipenda esclusivamente dal rispetto dell’orario previsto dal contratto. Di fronte a questa incertezza, la necessità di una regolamentazione più chiara è diventata sempre più evidente.
Negli ultimi mesi, il tema ha assunto ancora più rilevanza con le nuove direttive in materia di lavoro agile. Le istituzioni hanno finalmente fornito una risposta chiara, mettendo nero su bianco quali sono i criteri per l’erogazione dei buoni pasto anche a chi lavora da casa.
INPS: nuovi criteri per l’erogazione dei buoni pasto
L’INPS ha introdotto una misura che riconosce il diritto ai buoni pasto anche ai lavoratori in smart working. La decisione, ufficializzata il 6 novembre e comunicata il 3 dicembre tramite il messaggio HERMES n. 4092, rappresenta un adeguamento al contratto collettivo nazionale delle Funzioni Centrali (CCNL).
Il nuovo regolamento stabilisce che i lavoratori da remoto potranno ricevere il buono pasto a patto che la loro giornata lavorativa sia di almeno sei ore complessive, con una pausa minima di 30 minuti. Non è necessario un monitoraggio effettivo del tempo lavorato, ma è fondamentale rispettare un orario convenzionale che includa attività sia al mattino che al pomeriggio.
Una misura valida solo per alcune amministrazioni
Questa novità riguarda esclusivamente le Amministrazioni Centrali, in base a quanto previsto dall’articolo 14, comma 3-bis del CCNL delle Funzioni Centrali. Tuttavia, altre realtà della Pubblica Amministrazione, come il Comparto Funzioni Locali, seguono ancora regole differenti. Come sottolinea Servizi Demografici, questo aspetto ha generato un dibattito sulla necessità di garantire parità di trattamento a tutti i dipendenti pubblici.
Al momento, quindi, la misura rappresenta un importante passo avanti, ma lascia aperte alcune questioni. La possibilità di estendere questa regolamentazione ad altre categorie di lavoratori resta un punto centrale del confronto tra istituzioni e parti sociali.
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