Banche piccole e locali Il risiko si allarga (per non finire prede)

Il mondo non sarà distrutto da chi fa del male, ma da quelli che guardano senza fare niente», ha detto Albert Einstein. Per anni il sistema bancario italiano è stato immobile, muovendosi in una stagnante palude che per molti versi conveniva a più. Improvvisamente tutto è cambiato e la foresta pietrificata sta andando a pezzi. […] L'articolo Banche piccole e locali Il risiko si allarga (per non finire prede) proviene da Iusletter.

Feb 10, 2025 - 11:15
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Il mondo non sarà distrutto da chi fa del male, ma da quelli che guardano senza fare niente», ha detto Albert Einstein. Per anni il sistema bancario italiano è stato immobile, muovendosi in una stagnante palude che per molti versi conveniva a più. Improvvisamente tutto è cambiato e la foresta pietrificata sta andando a pezzi. Il taglio dei costi, l’esplosione del digitale, gli innovativi schemi creditizi e la difesa del risparmio spingono verso le aggregazioni. Il vecchio schema di concessione del credito, per esempio, sta ormai scomparendo per un semplice motivo: la tendenza degli asset immateriali (brevetti, software, aziende digitali per non parlare dei bitcoin) a prevalere su quelli materiali.

Il risiko che sta interessando le grandi banche (Ops di UniCredit su Banco Bpm, l’offerta di Mps su Mediobanca) sta contagiando anche altri istituti. Ci mancava soltanto Bper che nei giorni scorsi ha lanciato un’offerta di scambio sulla Popolare di Sondrio a chiudere il cerchio. Insomma, siamo di fronte a un piccolo Rinascimento creditizio.I movimenti

I rumor di banche di medie dimensioni pronte a crescere, anche per evitare di diventare prede, continuano a rincorrersi. Partiamo dall’interessamento del Banco Desio, quindicesimo istituto italiano, nei confronti della Banca Popolare del Frusinate che dallo scorso agosto è presieduta da Carlo Salvatori. Fondata nel 1909 come Cassa Rurale di Desio da Egidio Gavazzi, ha assunto la denominazione di Banco di Desio nel 1925, trasformandosi in società anonima e aprendo la prima filiale. Nel 1967 ha raddoppiato la presenza sul territorio grazie alla fusione per incorporazione della Banca della Brianza di Carate Brianza. Nel 1995 è arrivata la quotazione in Borsa. Nel 2012 Tommaso Cartone è nominato amministratore delegato. Due anni dopo, con l’ingresso della Banca Popolare di Spoleto, il gruppo è arrivato ad avere una rete distributiva di circa 280 sportelli. Nel 2020 Cartone ha lasciato l’incarico e Alessandro Decio ha assunto le redini del comando. Successivamente Banco Desio ha acquisito da Bper, per motivi legati all’Antitrust, quaranta sportelli di Banca Carige e otto del Banco di Sardegna. Adesso è giunto il momento di un ulteriore rafforzamento.

L’istituto brianzolo preferisce non commentare queste indiscrezioni ma è evidente la volontà di crescere tramite operazioni straordinarie, come è stato con l’acquisto di alcune filiali della Popolare di Puglia e Basilicata. Nel caso della Popolare del Frusinate, l’istituto di Desio è arrivato a mettere a punto una manifestazione d’interesse favorito anche dalla presidenza di un banchiere di lungo corso come Salvatori. Va aggiunto che l’intenzione dell’istituto laziale sarebbe di continuare a operare stand alone, specie alla luce del profondo lavoro riorganizzativo operato dopo l’inchiesta della procura che ha coinvolto l’ex amministratore delegato e alcuni dirigenti nel procedimento che ha visto al centro possibili truffe legate al superbonus.

Una vicenda che ha visto l’istituto presentarsi come parte lesa ma l’anno scorso, su impulso della stessa Banca d’Italia, è stata rivista la governance. Al timone è arrivato Domenico Astolfi, promosso direttore generale dopo le dimissioni di Rinaldo Scaccia. Con il supporto dei consulenti di Kpmg sono state rafforzate le procedute sull’antiriciclaggio, è stato superato l’esame dell’asset quality review cui si è aggiunto anche un nuovo piano strategico. In una riunione informale, il consiglio della banca frusinate avrebbe però deciso che la scelta migliore è restare autonomi. Vedremo che cosa accadrà nel futuro.

Sul tavolo di Decio, comunque, ci sono altri dossier in particolare l’acquisto del Credito Lombardo Veneto, un istituto con sede a Brescia. Ma soprattutto ci sarebbe la quota del 31,8% della Cassa di Risparmio di Asti che la Fondazione è costretta a cedere per rispettare il vincolo del protocollo siglato tra il ministero dell’Economia e gli enti di origine bancaria. Partecipazione che faceva gola anche alla Popolare di Sondrio.Centro e Sud

Ma andiamo avanti. Mediocredito Centrale e Banca del Fucino hanno firmato il contratto di compravendita per la cessione della partecipazione dell’85,3% detenuta da Mcc nella Cassa di Risparmio di Orvieto per oltre 90 milioni. Il restante 14,7% continuerà a restare in mano alla Fondazione di Orvieto. Al 30 settembre l’istituto umbro presentava un attivo di 1,6 miliardi, un patrimonio netto pari a 105 milioni, impieghi verso la clientela pari a 1,3 miliardi, una raccolta totale da clientela pari a 1,7 miliardi e 63 mila clienti nelle sue 41 filiali tra Toscana, Umbria e Lazio. La Banca del Fucino, guidata dal ceo Francesco Maiolini, è stata preferita proprio allo stesso Banco Desio che partecipava all’asta. Il perfezionamento dell’operazione porterà alla creazione del primo gruppo bancario «Lsi» («Less significant institution», come vengono definiti i gruppi vigilati non dalla Bce ma dalla Banca d’Italia) a capitale privato del Centro Sud. Banca del Fucino, che è stata assistita da Imi corporate & investment banking, ha assicurato che «garantirà l’autonomia operativa della Cassa di risparmio di Orvieto, promuovendo lo sviluppo e rafforzando il posizionamento attraverso la valorizzazione del marchio storico e il mantenimento della sede a Orvieto».

Ma non finisce qui. Banca Ifis, come è risaputo, ha annunciato un’offerta pubblica di acquisto e scambio volontaria per acquisire il 100% delle azioni di illimity Bank per un valore complessivo di 298 milioni. Obiettivo: creare un forte polo per sostenere le Pmi.Il focus industriale

Nei giorni scorsi poi Banca Generali ha comunicato che si è conclusa l’offerta pubblica di acquisto sul 99,9% del capitale di Intermonte per un controvalore di 98,2 milioni. Le azioni portate in adesione sono state pari al 95,3% del capitale. Pertanto, si provvederà al delisting di Intermonte dalle negoziazioni.

Insomma, il mondo bancario, da qualunque parte lo si esamini, è in movimento. La paura di diventare prede e il cambio dei modelli organizzativi spinge verso nuove aggregazioni. Il tessuto industriale sta poi vivendo una profonda ristrutturazione ed è giusto che il sistema creditizio si adegui. L’accordo recentemente siglato tra Intesa e Confindustria, per esempio, va proprio in questa direzione.

Sarebbe però meglio, visto la crescente importanza delle filiere e delle Pmi, creare un tavolo comune tra imprenditori, mondo del credito e governo per gettare le basi di una politica industriale che favorisca anche la nascita di nuovi campioni nazionali.

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