Austria, il cancelliere Stocker dice “nein” alla Nato ma guarda all’ombrello nucleare francese
Il capo del governo ha dichiarato che la neutralità di Vienna non è in discussione, nonostante le pressioni e le pesanti critiche internazionali

Roma, 12 maggio 2025 – “Entrare nella Nato non è un’opzione per l’Austria”, ha dichiarato Christian Stocker – che è anche leader del Partito Popolare Austriaco (ÖVP) di centrodestra – in una recente intervista a Euractiv.
Stocker, con trent’anni di carriera nella politica locale alle spalle e deputato nazionale solo dal 2019, ha poca esperienza in materia di affari esteri o militari. Questo suggerisce che probabilmente manterrà l’approccio tradizionale del Paese alla sicurezza: spendere il minimo possibile per la difesa, cercando nel frattempo di integrarsi silenziosamente nell’architettura militare occidentale.
La vera domanda è se gli alleati europei dell’Austria continueranno a permetterglielo.
Un male necessario
L’Austria ha accettato di inserire la neutralità nella propria Costituzione nel 1955 per porre fine all’occupazione postbellica. All’epoca, la decisione fu vista come un male necessario per liberare il Paese dalle truppe sovietiche.
Da allora, tuttavia, la neutralità ha acquisito una qualità quasi mitica nella mente di molti austriaci, convinti che sia stata essenziale per la sopravvivenza del Paese durante la Guerra Fredda. Sebbene questa conclusione sfiori l’anacronismo, non c’è dubbio che mettere in discussione la neutralità – come avvenne l’ultima volta negli anni ’90 – sarebbe oggi politicamente rischioso.
Ciononostante, molti esponenti di alto livello dell’esercito austriaco temono che la neutralità abbia lasciato il Paese esposto in un momento particolarmente pericoloso, anche a causa degli esigui investimenti nella difesa.
Timori simili hanno spinto Svezia e Finlandia ad abbandonare la loro neutralità e ad aderire alla Nato dopo l’invasione russa dell’Ucraina, ma l’Austria non ha fatto alcun passo in tal senso.
Con una spesa militare pari all’1% del PIL nel 2023, l’Austria si colloca tra gli ultimi posti nella classifica europea per investimenti nella difesa, al pari di altri Paesi neutrali come Irlanda e Malta.
Tuttavia, rispetto a questi Paesi, l’Austria è molto più vulnerabile al deterioramento del quadro di sicurezza europeo.
Innanzitutto, il confine orientale del Paese dista meno di 600 chilometri dall’Ucraina. Inoltre, i suoi vicini orientali – Slovacchia e Ungheria – sono guidati da leader filo-russi. Ma la preoccupazione principale riguarda quella che le agenzie d’intelligence occidentali vedono come un’infiltrazione russa nei centri di potere politico ed economico austriaci.
La “clausola di salvaguardia”
Nell’intervista, Stocker ha assicurato che il suo governo prende sul serio le minacce alla sicurezza, osservando che l’Austria si è impegnata ad aumentare le spese militari al 2% del PIL, sebbene solo entro il 2032. Intanto, il resto d’Europa punta a una spesa pari al 3,5% del PIL e oltre nei prossimi anni.
“In tempi in cui stiamo cercando di risparmiare e tagliare molte voci di spesa… raddoppiare il bilancio della difesa è già un obiettivo ambizioso”, ha dichiarato Stocker.
A complicare le cose, c’è il fatto che il bilancio austriaco è già sotto forte pressione.
Il Fondo Monetario Internazionale ha previsto il mese scorso che l’Austria sarà l’unico Paese industrializzato in recessione quest’anno. Il debito pubblico è tra i più alti dell’UE e il disavanzo del 2023 ha superato di molto i limiti imposti dall’UE, toccando il 4,7%.
Il nuovo governo di coalizione di Stocker – un’alleanza con i Socialdemocratici e i liberali di Neos – ha promesso tagli per 6 miliardi di euro nel 2025 per evitare l’apertura di una procedura di infrazione per deficit eccessivo, lasciando ben poco margine fiscale per nuovi investimenti.
“Abbiamo davanti a noi due anni molto difficili”, ha detto Stocker, aggiungendo di sperare che l’Austria possa tornare alla crescita riducendo la burocrazia e migliorando le condizioni per gli investimenti.
Nel frattempo, vuole attivare la “clausola di salvaguardia” dell’UE, un’esenzione dalle regole fiscali europee per le spese militari, attualmente in fase di negoziazione.
“Se possiamo usarla, la useremo”, ha dichiarato Stocker.
Cancelliere per caso
Anche se l’UE dovesse concedere questa possibilità, i costi del debito dell’Austria sono destinati a salire man mano che aumenteranno i prestiti. Visti gli enormi ostacoli che dovrà affrontare, è possibile che Stocker e il suo governo non restino in carica abbastanza a lungo da vedere i risultati.
La sua ascesa alla cancelleria, a più di 60 anni, è stata in parte un caso. Il suo predecessore, Karl Nehammer, si è dimesso improvvisamente a gennaio dopo aver fallito nel tentativo di costruire una coalizione centrista, in seguito alle elezioni di settembre in cui il Partito della Libertà è arrivato primo.
Stocker, che era segretario generale del partito, ha preso il suo posto e ha tentato un’alleanza con l’estrema destra, fallendo. Ha quindi ripreso i negoziati per una coalizione centrista – lo stesso schema previsto da Nehammer – e ha avuto successo a marzo.
Nonostante ciò, l’estrema destra, alimentata dalla frustrazione per la crisi economica, si è rafforzata negli ultimi mesi e guida i sondaggi con un margine di circa 10 punti percentuali.
No alla Nato, sì ai missili nucleari
La persistente forza dell’estrema destra austriaca, di fatto filo-russa, può spiegare la riluttanza di Stocker ad adottare misure più incisive per la difesa europea. Nonostante le sfide che l’Europa affronta nel tentativo di costruire una credibile capacità di deterrenza – soprattutto nel timore che gli Stati Uniti si stiano disimpegnando dal continente – Stocker ha chiarito di opporsi all’emissione di debito comune europeo per finanziare la difesa.
Ha ribadito che l’Austria è un partner affidabile dell’Occidente nei limiti previsti dalla clausola di assistenza reciproca dell’UE, dalla quale essa stessa trae beneficio. Secondo la sua interpretazione, questa clausola comporterebbe anche la protezione dell’Austria sotto l’ombrello nucleare francese in caso di attacco.
Ma se questo scenario fosse realistico, la Nato sarebbe già obsoleta. Sebbene la Francia abbia recentemente segnalato l’intenzione di estendere la propria protezione nucleare a livello europeo – anche per condividere i costi di manutenzione – una tale iniziativa richiederebbe comunque anni, se non decenni, per concretizzarsi. “Tutto ciò che rafforza la sicurezza in Europa è positivo”, ha detto Stocker.
In tal senso, ha affermato di volersi concentrare sul tentativo di portare i negoziati di pace sull’Ucraina a Vienna. “Vienna resta un buon luogo per trattare questioni internazionali – potrebbe essere una possibilità anche per la guerra in Ucraina”, ha dichiarato. Finora, tuttavia, Kyiv – che dubita dell’imparzialità austriaca nei confronti della Russia – non ha accettato l’offerta.