Asset allocation: cambio di paradigma sui titoli del Tesoro Usa
Nelle fasi di forte volatilità dei mercati azionari, i titoli del Tesoro statunitensi hanno storicamente rappresentato un rifugio sicuro. Tuttavia, secondo Tim Murray, Capital Markets Strategist della Multi‑Asset Division di T. Rowe Price, l’attuale contesto presenta dinamiche molto diverse rispetto al passato. “Quando le quotazioni delle azioni subiscono un forte calo, i titoli del Tesoro... Leggi tutto

Nelle fasi di forte volatilità dei mercati azionari, i titoli del Tesoro statunitensi hanno storicamente rappresentato un rifugio sicuro. Tuttavia, secondo Tim Murray, Capital Markets Strategist della Multi‑Asset Division di T. Rowe Price, l’attuale contesto presenta dinamiche molto diverse rispetto al passato. “Quando le quotazioni delle azioni subiscono un forte calo, i titoli del Tesoro USA hanno storicamente mostrato una tendenza al rialzo. Tuttavia, ciò non è avvenuto durante la recente flessione dei mercati azionari legata ai dazi”, osserva Murray.
Nel passato recente, il legame tra mercati azionari in calo e rendimenti positivi per i Treasury è stato evidente. Nei tre ultimi mercati ribassisti – 2000-2002, 2007-2009 e 2020 – i titoli del Tesoro USA a lungo termine hanno offerto performance significativamente positive. Murray ricorda che “durante il mercato ribassista del 2000-2002, l’indice S\&P 500 ha registrato un rendimento del -47%, mentre l’indice Bloomberg US Treasury Long ha registrato un rendimento del +38%. Nel 2020, l’S\&P 500 è calato del -34%, mentre i Treasury a lungo termine hanno guadagnato il +13%”.
Questa volta, però, il copione è cambiato. Dal 19 febbraio al 21 aprile, i Treasury a lungo termine hanno perso l’1,4%, mentre l’S\&P 500 è sceso del 15,9%. “Una delle ragioni della sorprendente performance dei titoli del Tesoro statunitense è che l’aumento dei dazi rischia di rallentare l’attività economica degli Stati Uniti, ma anche di spingere al rialzo i prezzi”, spiega Murray. In sostanza, l’inflazione percepita limita la possibilità della Fed di adottare politiche espansive, rendendo meno probabili i tradizionali tagli dei tassi che normalmente sostengono i Treasury.
A sostegno di questa tesi, l’esperto di T. Rowe Price sottolinea come “nonostante le crescenti preoccupazioni circa l’impatto economico dell’aumento dei dazi, i contratti futures non hanno scontato le aspettative di un forte calo del tasso sui Fed fund”. Al 21 aprile, i mercati prezzavano solo quattro tagli da 25 punti base per il 2025 e uno aggiuntivo per il 2026 – numeri modesti rispetto alle condizioni storiche in situazioni analoghe.
Nel frattempo, il rendimento dei Treasury a 10 anni è salito, spinto da un aumento del cosiddetto premio a termine. Questo rendimento extra, che compensa il rischio di futuri aumenti dei tassi, è alimentato da una combinazione di fattori: “tra le possibili ragioni figurano la riduzione delle posizioni in titoli del Tesoro USA da parte di investitori esteri, la maggiore incertezza sulla futura politica della Fed e i timori per l’enorme deficit di bilancio federale degli Stati Uniti”, chiarisce Murray.
In un simile scenario, la tradizionale funzione di copertura dei Treasury sembra essere venuta meno. Di conseguenza, il team di T. Rowe Price ha rivisto le proprie strategie. “Il comitato di asset allocation di T. Rowe Price ha recentemente deciso di sovrappesare le obbligazioni dei mercati sviluppati internazionali”, afferma Murray. Secondo l’esperto, le obbligazioni governative non statunitensi potrebbero rappresentare un’alternativa più stabile, dato che le banche centrali di molti paesi sviluppati sembrano meno riluttanti a tagliare i tassi in risposta a un rallentamento economico e le loro politiche economiche appaiono meno incerte rispetto a quelle statunitensi.
In conclusione, l’efficacia dei Treasury come strumento difensivo è oggi messa in discussione. Il conflitto tra l’obiettivo della Fed di contenere l’inflazione e quello di sostenere la crescita rende meno prevedibile la politica monetaria americana. Come sottolinea Tim Murray, “i titoli del Tesoro statunitense non sono stati così attraenti nell’attuale fase di ribasso dei mercati azionari come lo sono stati nelle precedenti fasi di vendita”.